domenica 30 novembre 2014

Pancake vegan Natalizi





A cura di Paola Laura Fabbri
Ingredienti:
Con queste dosi vengono circa 10-12 pancake
180 gr. di farina (quella che preferite)
20 gr. di amido di mais
30 gr. di zucchero (quello che preferite)
10 gr. di lievito per dolci
Un pizzico di sale
200 gr. di latte vegetale (io uso soia)
40 gr di acqua gasata (in mancanza va bene anche quella del rubinetto)
5 gr. di aceto di mele (aiuta la lievitazione)
1 cucchiaino abbondante di cannella
uno di zenzero
uno di noce moscata
la punta di un cucchiaino di chiodi di garofano macinati
un cucchiaino di coriandolo macinato
mezzo cucchiaino di cardamomo macinato
mezzo cucchiaino di pepe
Setacciare gli ingredienti secchi spezie incluse. Miscelare il latte vegetale, l’acqua e l’aceto di mele. Aggiungere la miscela liquida agli ingredienti secchi e con una frusta amalgamare fino ad ottenere un composto liscio. Scaldare una padellina antiaderente meglio se con il fondo spesso, da circa 12 cm. di diametro (io uso quelle con il rivestimento in pietra, sono magnifiche) spennellata con un po’ d’olio. Versare un po’ di impasto e cuocere le frittelline. a fuoco medio finché non si formano delle bollicine sulla superficie. Girare il pancake e cuocere un altro minuto. Li ho cosparsi con succo d’agave, noci spezzettate, scaglie di mandorle, circondati con cedro candito, cioccolato, marmellata di arance e gruè di cacao, piccola quenelle di yogurt di soia con cacao.

Un po’ di storia Dolce nato nell’Antica Grecia,  arrivato nel Nord Europa, e millenni dopo, diventa uno dei simboli della cucina del Nuovo Mondo. Queste soffici frittelle, che nell’immaginario collettivo non possono esistere senza una colata di sciroppo d’acero, vantano una storia millenaria e infinite varianti dal Vietnam all’Islanda, passando per i Paesi Bassi e gli Stati Uniti.
Già nella Grecia del 500 a.C., Cratino e Magnete parlavano dei pancake
nelle loro opere: a quel tempo si chiamavano teganites o tagenites, dal nome del tegame nel quale venivano cotti. Si trattava di focaccine dolci preparate con farina e olio di oliva, addolcite dal miele, arricchite dal formaggio e servite calde per colazione.
Dalle teganites ai pancake il percorso è lungo quanto i secoli che lo percorrono: nella Roma imperiale si consumavano comunemente le Alita Dolcia, fatte con farina, latte, uova e spezie – un cibo, riservato a coloro che potevano permettersi ingredienti tanto importanti. La parola “pancake” compare per la prima volta in un documento in lingua inglese redatto nel XV secolo dal Medioevo in poi, i pancake venivano preparati e mangiati in tutta Europa e nell’odierna Russia in numerose varianti locali:Ma pancake non significa soltanto colazione. A queste frittelle viene  associata la tradizione dello Shrove Tuesday, una gara che si svolge, in quasi tutti i paesi anglosassoni, il Martedì Grasso. In passato, durante la Quaresima c’era il divieto di consumare cibi ricchi, in quanto questo periodo era considerato di digiuno e austerità, anche dal punto di vista alimentare., quindi il giorno prima delle ceneri ossia il Martedì grasso  si strafogavano di pancake, giorno chiamato “Shrove Tuesday” che significa confessare i propri peccati. La tradizione era tanto radicata che, per secoli, alle ragazze irlandesi veniva concesso il pomeriggio libero per cucinare i pancake e, quelle nubili e in età da marito avevano l’onore di ribaltare il primo pancake con il tipico gesto “della frittata”: riuscire a capovolgerlo senza rovinarlo voleva dire una cosa sola: che si sarebbe sposata entro l’anno. In Scozia, invece, si aggiungeva all’impasto un piccolo portafortuna: chi se lo ritrovava in bocca avrebbe trovato presto anche l’anima gemella. Tutti gli altri, invece, avrebbero avuto e continuano ad avere giorno dopo giorno il piacere di gustarsi una colazione a base di pancake. (Tratto da The breakfast Review)
Riguardo al modo di mangiarli, negli USA ci sono diverse correnti di pensiero: chi li cosparge di sciroppo d’acero dalla parte “bucherellata” (io, si impregnano meglio J ), chi dalla parte più liscia, chi invece li cosparge di sciroppo e poi li impila creando una piccola torretta (mia madre)
Io li adoro semplici affogati nello sciroppo d’acero ma si prestano per essere farciti con qualsiasi cosa, cioccolato, gelato, frutta fresca e secca, creme varie



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