A cura di Paola Laura Fabbri
Ingredienti:
Con queste dosi vengono
circa 10-12 pancake
180 gr. di farina
(quella che preferite)
20 gr. di amido di mais
30 gr. di zucchero
(quello che preferite)
10 gr. di lievito per
dolci
Un pizzico di sale
200 gr. di latte
vegetale (io uso soia)
40 gr di acqua gasata
(in mancanza va bene anche quella del rubinetto)
5 gr. di aceto di mele
(aiuta la lievitazione)
1 cucchiaino abbondante
di cannella
uno di zenzero
uno di noce moscata
la punta di un cucchiaino
di chiodi di garofano macinati
un cucchiaino di
coriandolo macinato
mezzo cucchiaino di
cardamomo macinato
mezzo cucchiaino di
pepe
Setacciare
gli ingredienti secchi spezie incluse. Miscelare il latte vegetale, l’acqua e
l’aceto di mele. Aggiungere la miscela liquida agli ingredienti secchi e con
una frusta amalgamare fino ad ottenere un composto liscio. Scaldare una padellina
antiaderente meglio se con il fondo spesso, da circa 12 cm. di diametro (io uso
quelle con il rivestimento in pietra, sono magnifiche) spennellata con un po’
d’olio. Versare un po’ di impasto e cuocere le frittelline. a fuoco
medio finché non si formano delle bollicine sulla superficie. Girare il pancake e cuocere un
altro minuto. Li ho cosparsi con succo d’agave, noci spezzettate, scaglie di
mandorle, circondati con cedro candito, cioccolato, marmellata di arance e gruè
di cacao, piccola quenelle di yogurt di soia con cacao.
Un po’ di storia Dolce nato nell’Antica Grecia, arrivato nel Nord Europa, e millenni dopo,
diventa uno dei simboli della cucina del Nuovo Mondo. Queste soffici frittelle,
che nell’immaginario collettivo non possono esistere senza una colata di sciroppo d’acero, vantano una storia
millenaria e infinite varianti dal Vietnam all’Islanda, passando per i Paesi
Bassi e gli Stati Uniti.
Già nella Grecia del 500 a.C.,
Cratino e Magnete parlavano dei pancake
nelle loro opere: a quel tempo si
chiamavano teganites o tagenites,
dal nome del tegame nel quale venivano cotti. Si trattava di focaccine dolci preparate con farina e olio di oliva,
addolcite dal miele,
arricchite dal formaggio e servite calde per colazione.
Dalle teganites ai pancake il percorso è lungo quanto
i secoli che lo percorrono: nella Roma imperiale si consumavano comunemente le Alita
Dolcia, fatte con farina, latte, uova e spezie – un cibo, riservato a coloro che
potevano permettersi ingredienti tanto importanti. La parola “pancake” compare
per la prima volta in un documento in lingua inglese redatto nel XV secolo dal Medioevo in poi, i pancake venivano preparati e
mangiati in tutta Europa e nell’odierna Russia in numerose varianti locali:Ma pancake non significa
soltanto colazione. A queste frittelle viene associata la tradizione dello Shrove Tuesday, una gara che si svolge, in quasi
tutti i paesi anglosassoni, il Martedì Grasso. In passato, durante la Quaresima
c’era il divieto di consumare cibi ricchi, in quanto questo periodo era
considerato di digiuno e austerità, anche dal punto di vista alimentare.,
quindi il giorno prima delle ceneri ossia il Martedì grasso si strafogavano di pancake, giorno chiamato “Shrove
Tuesday” che significa confessare i propri peccati. La tradizione era tanto
radicata che, per secoli, alle ragazze irlandesi veniva
concesso il pomeriggio libero per cucinare i pancake e, quelle nubili e in età da marito
avevano l’onore di ribaltare il primo pancake con il tipico gesto “della
frittata”: riuscire a capovolgerlo
senza rovinarlo voleva dire una cosa sola: che si sarebbe sposata entro l’anno.
In Scozia, invece, si aggiungeva all’impasto un piccolo portafortuna: chi se lo
ritrovava in bocca avrebbe trovato presto anche l’anima gemella. Tutti gli altri,
invece, avrebbero avuto e continuano ad avere giorno dopo giorno il piacere di
gustarsi una colazione a base di pancake. (Tratto da The breakfast Review)
Riguardo al modo di
mangiarli, negli USA ci sono diverse correnti di pensiero: chi li cosparge di
sciroppo d’acero dalla parte “bucherellata” (io, si impregnano meglio J
), chi dalla parte più liscia, chi invece li cosparge di sciroppo e poi li
impila creando una piccola torretta (mia madre)
Io li adoro semplici
affogati nello sciroppo d’acero ma si prestano per essere farciti con qualsiasi
cosa, cioccolato, gelato, frutta fresca e secca, creme varie
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