Ravioli in tempo di tempeh. Versione vegan dei
ravioli in tempo di carne ricetta medievale tratta dal “Libro de arte coquinaria”
manoscritto di Mastro Martino da Como, (sec.
XV).- Ms. Urbinate Latino 1203- Roma,Biblioteca Apostolica Vaticana
Versione vegan a cura di Paola Laura Fabbri
Ingredienti per il ripieno
100 gr. di lievito alimentare in scaglie ( in
sostituzione del parmigiano richiesto in origine)
100 gr. di ricotta vegetale ( un litro di latte di soia 60 gr. di aceto di
mele o succo di limone. Quando il latte di soia sta per bollire aggiungere il componente
acido scelto. Aspettare che coaguli, filtrare con una garza. Lascia sgocciolare
bene)
300 gr. di tempeh (in sostituzione del povero
pollo richiesto in origine)
Un mazzetto di prezzemolo
Un mazzetto di menta fresca
½ cucchiaino di pepe
Un pizzico di chiodi di garofano macinati io ne
ho messo ¼ di cucchiaino
1/3 di cucchiaino di zenzero in polvere
Un litro e mezzo di brodo vegetale
7-8 stigmi di zafferano
2 cucchiai rasi di spezie dolci. Mix composto da 20 g. di zenzero, 20 g. di cannella, 5
g. di chiodi di garofano. (Tratta da “Libro per cuoco” Anonimo Veneziano del
XIV secolo)
Tritare nel mixer il tempeh, aggiungere la
ricotta vegetale e un poco alla volta il lievito in scaglie, aggiungere sale,
pepe, chiodi di garofanoe lo zenzero. Mescolare il tutto e aggiungere anche il
prezzemolo e la menta tritati. Ho messo 3 cucchiai di prezzemolo e due di menta
ma le proporzioni possono variare secondo i gusti.
Preparare la pasta con acqua e farina, io ho
usato 350 gr. di semola rimacinata di grano duro e 150 di farina. Stendere la
pasta e formare i ravioli. Lessarli al dente nel brodo vegetale. Mescolare le
spezie dolci con alcuni cucchiai di lievito in scaglie portarli in tavola in
una ciotola a parte, che i commensali se
lo gradiscono spolvereranno sul brodo. Impiattare i ravioli e decorare con
qualche stigma di zafferano
Ricetta in lingua e versione originale
Per
farrne dece menestre: togli meza libra di caso vecchio, et un
pocho d'altro caso grasso et una libra di ventrescha di porcho grassa
overo una tettha di vitella, et cocila allesso tanto che sia ben
disfatta. Dapoi battila bene et togli di bone herbe ben battute, et pepe,
garofoli, et zenzevero; et giongendovi il petto d'un cappone
pesto serebe bono migliori. Et tutte queste cose distemperale inseme.
Dapoi fagli la pasta ben sottile, et liga questa materia ne la pasta
como vole essere. Et questi ravioli non siano maiori d'una meza
castagna, et ponili accocere in brodo di cappone, o di carne bona, facto
giallo di zafrano quando bolle. Et lassali bollire per spatio de
doi paternostri. Dapoi fanne menestre, et mettili di sopra caso gratto
et spetie dolci mescolate inseme. Et simili raffioli si posson fare
di petto di fasani et starne et altre volatile.
pocho d'altro caso grasso et una libra di ventrescha di porcho grassa
overo una tettha di vitella, et cocila allesso tanto che sia ben
disfatta. Dapoi battila bene et togli di bone herbe ben battute, et pepe,
garofoli, et zenzevero; et giongendovi il petto d'un cappone
pesto serebe bono migliori. Et tutte queste cose distemperale inseme.
Dapoi fagli la pasta ben sottile, et liga questa materia ne la pasta
como vole essere. Et questi ravioli non siano maiori d'una meza
castagna, et ponili accocere in brodo di cappone, o di carne bona, facto
giallo di zafrano quando bolle. Et lassali bollire per spatio de
doi paternostri. Dapoi fanne menestre, et mettili di sopra caso gratto
et spetie dolci mescolate inseme. Et simili raffioli si posson fare
di petto di fasani et starne et altre volatile.
Libro
de arte coquinaria (sec. XV).- Ms. Urbinate Latino 1203- Roma,Biblioteca
Apostolica Vaticana
Specie dolce per
assay cosse bone e fine
Tratta da “Libro per cuoco” Anonimo Veneziano del
XIV secolo
Le
meior specie dolce fine che tu fay se vuoi per lampreda in crosta e per altri
boni pessi d’aque dolze che se faga in crosto e per fare bono brodetto e bon
savore. Toi uno quarto de garofali e una onza de bon zenzevero e toy una onza
de cinamo leto e toy arquanto folio e tute queste specie fay pestare insiema
caxa come te piaxe, ese ne vo’ fare più,toy le cosse a questa medessima raxone
et è meravigliosamente bona.
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