A cura di Paola Laura Fabbri
L’origine degli amaretti
è piuttosto confusa c’è chi attribuisce la loro paternità agli Arabi e
diffusisi nelle tradizioni della pasticceria Italiana, normanna. Altri
ritengono invece che gli amaretti siano un’ invenzione italiana, discordi anche
i pareri riguardo la regione sulla di
provenienza;per alcuni furono inventati in Piemonte, alla metà del XVIII secolo da Francesco Moriondo, cuoco e pasticciere della
corte Savoia, altri
sostengono l’origine siciliana di questo biscotto e altri invece quella ligure.
Quel che è certo è che sono diffusi in tutta Italia, anche in altri Paesi
europei, in particolar modo in Francia fra i più famosi quelli di Montmorillon,
di Niort, di Reims, d Amiens e di Nancy
Ingredienti
per la versione vegan:
260 gr. di mandorle dolci
provviste della loro pellicina.
Qualche goccia di essenza o di olio di mandorla amara
I miei sono rimasti un po’ più chiari perché ho
trovato solo mandorle amare spellate
130 gr. di zucchero, quello
che preferite
5 gr. di bicarbonato di
sodio
70 gr. di aquafaba (acqua
di cottura dei ceci)
qualche goccia di succo di
limone
Tritare fino a ridurle in
farina finissima le mandorle con 50 gr. di zucchero. Montare l’acquafaba aggiungendo qualche
goccia di succo di limone e un poco alla volta i restanti 80 grammi di zucchero
setacciati con il bicarbonato di sodio. Aggiungere l’aquafaba montata a neve
ferma al mix di mandorle e zucchero. Impastare delicatamente fino ad ottenere
un composto omogeneo. Inumidire le mani e formare delle palline da 8-10 grammi,
posizionarle su una teglia rivestita di carta da forno e farle riposare per 30
minuti. Cospargere con una leggera spolverata di zucchero a velo e cuocere in forno
statico preriscaldato a 150°C per 25-30 minuti
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