A cura di Paola
Laura Fabbri
Ci sono milioni di
ricette di pancake vegani sul web, questa è la mia versione
Un po’ di storia
prima della ricetta
Dolce nato nell’Antica
Grecia, arrivato nel Nord Europa, e millenni
dopo, diventa uno dei simboli della cucina del Nuovo Mondo. Queste soffici
frittelle, che nell’immaginario collettivo non possono esistere senza una
colata di sciroppo d’acero,
vantano una storia millenaria e infinite varianti dal Vietnam all’Islanda,
passando per i Paesi Bassi e gli Stati Uniti.
Già nella Grecia del 500 a.C., Cratino e
Magnete parlavano dei pancake nelle loro opere: a quel tempo si chiamavano teganites o tagenites,
dal nome del tegame nel quale venivano cotti. Si trattava di focaccine dolci preparate
con farina e olio di oliva, addolcite dal miele, arricchite dal formaggio e servite
calde per colazione.
Dalle teganites
ai pancake il percorso è lungo quanto i secoli che lo percorrono: nella Roma imperiale si consumavano comunemente le Alita
Dolcia, fatte con farina, latte, uova e spezie – un cibo, riservato a coloro che
potevano permettersi ingredienti tanto importanti. La parola “pancake” compare
per la prima volta in un documento in lingua inglese redatto nel XV secolo dal Medioevo in poi, i pancake venivano preparati e
mangiati in tutta Europa e nell’odierna Russia in numerose varianti locali:Ma pancake non significa soltanto
colazione. A queste frittelle viene associata la tradizione dello Shrove
Tuesday, una gara che si svolge, in quasi tutti i paesi
anglosassoni, il Martedì Grasso. In passato, durante la Quaresima c’era il
divieto di consumare cibi ricchi, in quanto questo periodo era considerato di
digiuno e austerità, anche dal punto di vista alimentare., quindi il giorno
prima delle ceneri ossia il Martedì grasso
si strafogavano di pancake, giorno chiamato “Shrove Tuesday” che significa
confessare i propri peccati. La tradizione era tanto radicata che, per secoli,
alle ragazze irlandesi veniva
concesso il pomeriggio libero per cucinare i pancake e, quelle nubili e in età da marito
avevano l’onore di ribaltare il primo pancake con il tipico gesto “della
frittata”: riuscire a capovolgerlo
senza rovinarlo voleva dire una cosa sola: che si sarebbe sposata entro l’anno.
In Scozia, invece, si aggiungeva all’ impasto un piccolo portafortuna: chi se lo
ritrovava in bocca avrebbe trovato presto anche l’anima gemella. Tutti gli altri,
invece, avrebbero avuto e continuano ad avere giorno dopo giorno il piacere di
gustarsi una colazione a base di pancake. (Tratto da The breakfast Review)
Riguardo al modo di
mangiarli, negli USA ci sono diverse correnti di pensiero: chi li cosparge di
sciroppo d’acero dalla parte “bucherellata” (io, si impregnano meglio J
), chi dalla parte più liscia, chi invece li cosparge di sciroppo e poi li
impila creando una piccola torretta (mia madre)
Io li adoro semplici
affogati nello sciroppo d’acero ma si prestano per essere farciti con qualsiasi
cosa, cioccolato, gelato, frutta fresca e secca, creme varie
Ingredienti:
Con queste dosi vengono
circa 10-12 pancake
180 gr. di farina
(quella che preferite)
20 gr. di amido di mais
30 gr. di zucchero
(quello che preferite)
10 gr. di lievito per
dolci
Un pizzico di sale
200 gr. di latte
vegetale (io uso soia)
40 gr di acqua gasata
(in mancanza va bene anche quella del rubinetto)
5 gr. di aceto di mele
(aiuta la lievitazione)
Volendo è possibile
aggiungere all’impasto aromi vari come vaniglia, cannella ecc…
Setacciare
gli ingredienti secchi (aromi inclusi qualora si decidesse di usarli).
Miscelare il latte vegetale, l’acqua e l’aceto di mele. Aggiungere la miscela
liquida agli ingredienti secchi e con una frusta amalgamare fino ad ottenere un
composto liscio. Scaldare una padellina antiaderente meglio se con il fondo
spesso, da circa 12 cm. di diametro (io uso quelle con il rivestimento in
pietra, sono magnifiche) spennellata con un po’ d’olio. Versare un po’ di
impasto e cuocere le frittelline. a fuoco medio finché non si
formano delle bollicine sulla superficie. Girare il pancake e cuocere un altro minuto.
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