giovedì 4 dicembre 2014

Vegan Tronchetto di Natale, buche de Noel




Versione con crema di marroni e panna montata vegetale professional crem 
A cura di Paola Laura Fabbri
Il culto del fuoco, come pure il culto degli alberi, vanno inseriti nella grande cornice dei riti del “solstizio” invernale. Il calore e la luce del fuoco evocano la luce solare che, negli ultimi giorni dell’anno, è al minimo astrale. Mentre, l’albero (specialmente i sempreverde), simbolo di vita, elemento cosmico per eccellenza, con i suoi culti, richiama in essere le forze della natura, assopite nel letargo invernale. Ed è proprio in questo orizzonte cultuale “bipolare” (fuoco-albero) che va collocata la tradizione del ceppo di Natale. Uno di quei “relitti” pagani che è sopravvissuto, quasi intatto, nelle pieghe del cattolicesimo popolare e contadino., al pari dell’abete natalizio, del vischio e dell’agrifoglio. 
La sera della vigilia di Natale era consuetudine mettere ad ardere nel camino un ceppo di quercia (“ciocco” per i toscani, “nadalìn” per i friulani, “zoc de Nadel” per i romagnoli) che doveva bruciare per dodici giorni consecutivi (i “dodekameron” solstiziali). Un rito, questo, che assumeva un carattere solenne, con il coinvolgimento di tutta la famiglia. Nel nostro sud contadino spettava al più piccolo di casa porre il ceppo sul fuoco. Un particolare che rimanda al carattere iniziatico di questa funzione. Mentre, benedire il ceppo con del vino (come in Provenza) o con olio e farina (come nel resto della Francia) ricorda gli antichi culti della fertilità. Ed è da questa usanza che trae origine la “buche de Noel”, il dolce simbolo del Natale francese, che vuol dire proprio “ceppo di Natale”. 
Decisamente propiziatoria era l’usanza toscana di percuotere il ciocco con le molle del camino, mentre, intorno, i familiari cantavano l’Ave Maria, distribuendo dolci e frutta secca, in segno beneaugurante. Si credeva che il ceppo percosso, bruciando più velocemente, allontanasse la “negatività” accumulata durante l’anno. Emerge qui, evidente, la funzione apotropaica attribuita al “sacro” ciocco. http://www.taccuinistorici.it/ita/news/contemporanea/usi---curiosita/Sacro-Ceppo.html
Ingredienti per il bisquit versione vegan
100 gr. di farina tipo 0
35 gr. di olio di semi di mais

60 gr. di zucchero di canna
5 gr. di lievito per dolci
100gr. di latte vegetale
Spezie ed aromi a piacere (facoltativi)

Setacciare la farina con il lievito, lo zucchero e le spezie. Miscelare il latte vegetale con l'olio e incorporarlo agli ingredienti secchi, lavorando fino ad ottenere un composto omogeneo, rivestire di carta da forno uno stampo rettangolare da cm 15x25. Versare l'impasto e livellarlo.
Cuocere a 160°C per 20 minuti.
Appena sfornato, posizionare il bisquit fra due canovacci e arrotolare, mantenerlo arrotolato per 10 minuti. 
srotolare e farcire.

Crema pasticcera per la farcitura:
Ingredienti:
700 gr. di latte di soia alla vaniglia o qualunque latte vegetale,
25 gr. di farina 00,
25 gr. di amido di mais,
70 gr. di zucchero di canna oppure succo d'agave o malto
50 gr. di marron glace in pezzi
Diluire in una ciotola gli ingredienti secchi con 100 grammi di latte, portare ad ebollizione il latte rimanente e versarlo sul composto di farina , amido e zucchero, cuocere a fuoco basso per circa 3-4 minuti mescolando continuamente con una frusta. Far raffreddare e aggiungere i marroni in pezzi.
Per la ganache di copertura:
250 gr. di panna vegetale
200 gr. di cioccolato fondente, io uso quello all’85%
Tritare il cioccolato. Portare la panna ad ebollizione, togliere dal fuoco e aggiungere il cioccolato tritato. Mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo. Far raffreddare

Stendere la farcitura sul bisquit e arrotolarlo su se stesso. Avvolgerlo nella pellicola da cucina per fargli mantenere la forma mentre prepariamo la ganache per la copertura e mettere in frigorifero.
Riprendere il rotolo, tagliare una parte per creare il “nodo” laterale del tronco. Ricoprire il tutto con la ganache. Con una forchetta formare le righe per creare la corteccia. Decorare a piacere.



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