lunedì 28 ottobre 2013

Vegan Pane dei morti










Qualche informazione, prima della ricetta, riguardo le origini dei vari dolci dedicati a questa giornata.
L’abitudine di preparare dei cibi da offrire ai morti, si perde nella notte dei tempi. Secondo la credenza popolare, nella notte tra l1 e il 2 Novembre le anime dei defunti tornano dall’aldilà, ed il viaggio che li separa dal mondo dei vivi, è  lungo e faticoso, vengono quindi imbandite tavole a cui i propri defunti trovano ristoro, ed anche per renderli benevoli verso i giorni a venire.dolci simboleggiano i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l’offerta di ristoro dei vivi. Un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte.
La commemorazione dei Santi, agli albori del Cristianesimo si celebrava il 13 maggio, fu spostata al 1 novembre da Papa Gregorio Magno nell’anno 835 d.C. Odilone di Cluny nel 998 decise di commemorare i morti il giorno successivo, ma fu solo nel 1474 che Papa Sisto IV ufficializzò queste date.
In Campania e in Lombardia, era in uso lasciare in cucina un secchio o un vaso d’acqua per dissetare i defunti. In Piemonte si aggiungeva un posto a tavola per i morti che sarebbero arrivati in visita. In Puglia ed in Toscana la tavola veniva apparecchiata appositamente. In Sardegna la tavola dopo cena non veniva sparecchiava per consentire ai defunti di rifocillarsi durante la notte. In Basilicata e Calabria, presso le comunità albanesi, si usava andare al cimitero di sera e lì allestire un banchetto sulla tomba dei propri cari ed invitare tutti i passanti a prendere parte.
Ogni regione italiana ha un suo dolce dei morti, ossa , i pupi di zucchero siciliani, la colva salentina, la piada dei morti romagnola, le fave dei morti. Nell’antichità le fave erano il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri. Venivano offerte alle Parche, Ade e Proserpina.I Romani le consideravano sacre ai morti,  ritenevano che contenessero le anime. Credenza probabilmente legata ai caratteri botanici della pianta: le sue lunghe radici che affondano in profondità nel terreno; il suo lungo stelo cavo che secondo le credenze popolari faceva da tramite tra i due mondi. Erano soprattutto i suoi fiori bianchi con sfumature violacee e con una caratteristica macchia nera, a ricordare la lettera greca theta, lettera iniziale della parola greca thànatos che significa morte. In seguito con l’avvento del Cristianesimo la tradizione popolare muto’ dal mondo Romano questo uso delle fave. Nel X secolo le fave divennero cibo di precetto nei monasteri durante le veglie di preghiera per la commemorazione dei defunti.
Il pane dei morti
Il pan dei morti  è una dolce molto antico di origine milanese, diffuso in molte regioni del nord Italia, Di questo dolce ne esistono numerose varianti, pare che una volta nelle pasticcerie venissero preparati con gli avanzi sbriciolati di altri. I Greci, offrivano un pane dei morti a Demetra, la Dea delle messi, per assicurarsi un buon raccolto. Si tratta di un biscotto dal piacevole sapore speziato
A casa mia si è sempre mangiato il pane dei morti della ricetta che sto per condividere, risale agli inizi del 1900 ed è la ricetta di un pasticcere amico di famiglia. Veganizzarla non è stato difficile, è bastato sostituire il miele con un’alternativa vegetale.
Ricetta a cura di Paola Laura Fabbri
DA PREPARARE DUE O TRE GIORNI PRIMA
Ingredienti:

700gr. di farina
400 gr. di zucchero di canna
50 gr. di biscotti secchi tritati finemente
80 gr. di cacao
1 bustina di cremor tartaro o lievito per dolci
85 gr. di mandorle
85 gr. di nocciole (liberate della pellicina)
150 gr. di noci
100 gr. di uvetta sultanina ammollata in acqua
70 gr. di frutta candita mista tritata
400 gr. di cioccolato fondente sciolto a bagnomaria
70 gr. di sciroppo di grano o succo d’agave ( in sostituzione del miele)
80 gr. di olio di mais Vino bianco secco q.b
cannella, chiodi di garofano macinati. Le dosi delle spezie sono variabili, dipende dal gusto personale.
Zucchero a velo per lo spolvero finale
Setacciare la farina con lo zucchero, il cacao, i biscotti secchi, il cremor tartaro. Versare il tutto sulla spianatoia, aggiungere la frutta secca, i canditi e l’uvetta sgocciolata e asciugata. Formare un cratere e al centro e aggiungere lo sciroppo di grano, il cioccolato fuso, incominciare ad impastare aggiungendo il vino bianco un po’ alla volta senza esagerare; si dovrà ottenere un impasto sodo.
Prelevare una parte dell’impasto ottenuto e formare delle palline da 50 gr. Appiattirle e darle una forma ovale dallo spessore di circa 7-8 mm. Cuocere in forno a 180°C per 15 minuti circa. Far raffreddare e cospargere di zucchero a velo.
Appena cotti risulteranno un po’ duri, con il tempo tendono ad ammorbidirsi, per questo motivo vanno preparati un paio di giorni prima. Una volta ammorbiditi si conservano a lungo in una scatola di metallo. Non saprei quanto perché a casa mia durano pochissimo, di solito li devo nascondere altrimenti non arrivano nemmeno al I Novembre J


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